Radiodervish

Nathan Il Saggio – Parte I

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album:

Amara Terra Mia (2006)

Nathan Il Saggio – Parte I testo

“Tu che sei così saggio dimmi una volta per tutte qual è la fede, qual è per te la legge più convincente di ogni altra ”

“Sultano, io sono ebreo”

“e io sono musulmano, e fra noi c’è il cristiano, ma di queste religioni una sola può esser vera.
Un uomo come te non resta immobile dove lo ha messo il caso della nascita, o se vi resta lo fa a ragion veduta, per dei motivi, perchè ha scelto il meglio.
Allora dì anche a me le tue ragioni, fammi conoscere i motivi sui quali io non ho avuto tempo di riflettere, rivelami – s’intende in confidenza – la scelta nata da quelle ragioni purchè io possa farla mia.”

“Prima di confidarmi interamente, mi consenti, Sultano, di narrarti una piccola Storia?”

“Perchè no? Io ho sempre amato le storie. Avanti, su, racconta!”

“Molti anni or sono un uomo in Oriente possedeva un anello inestimabile, un caro dono.
La sua pietra, un opale dai cento bei riflessi colorati, ha un potere segreto: rende grato a Dio e agli uomini chiunque la porti con fiducia.
Egli lasciò l’anello al suo figlio più amato; e lasciò scritto che a sua volta quel figlio lo lasciasse al suo figlio più amato; e che ogni volta il più amato dei figli diventasse, senza tenere conto della nascita ma soltanto per forza dell’anello, il capo e il signore del casato.

E l’anello così, di figlio in figlio, giunse alla fine a un padre di tre figli. Tutti e tre gli ubbidivano ugualmente ed egli, non poteva farne a meno, li amava tutti nello stesso modo.
Così, con affettuosa debolezza Egli promise l’anello a tutti e tre. Andò avanti così finché poté, ma, vicino alla morte, quel buon padre si trova in imbarazzo. Offendere così due figli, fiduciosi nella sua parola, lo rattrista.
Che cosa deve fare?
Egli chiama in segreto un gioielliere, e gli ordina due anelli in tutto uguali al suo.
L’artista ci riesce.
Quando glieli porta, nemmeno il padre è in grado di distinguere l’anello vero. Felice, chiama i figli uno per uno, impartisce a tutti e tre la sua benedizione, a tutti e tre dona l’anello – e muore.

Quel che segue si capisce da sé.
Morto il padre, ogni figlio si fa avanti con il suo anello, ogni figlio vuol essere il signore del casato. Si litiga, si indaga, si accusa.
Invano.
Impossibile provare quale sia l’anello vero,
quasi come per noi provare quale sia la vera fede.”

“Come? Questa è la tua risposta alla mi domanda?
Gli anelli!?
Non burlarti di me! Le religioni che ti ho nominato Si possono distinguere persino nelle vesti, nei cibi, nelle bevande!”

“E tuttavia non nei fondamenti, mio Sultano!
Non si fondano tutte sulla storia, scritta o tramandata? E la storia solo per fede e per fedeltà dev’essere accettata, non è vero?
E di quale fede e fedeltà dubiteremo meno che di ogni altra? Quella dei nostri avi, sangue del nostro sangue, quella di coloro che dall’infanzia ci diedero prova del loro amore, e che mai ci ingannarono, se l’inganno per noi non era salutare?
Posso io credere ai miei padri meno che tu ai tuoi? O viceversa?
Posso forse pretendere che tu, per non contraddire i miei padri, accusi i tuoi di menzogna? O viceversa? E la stessa cosa vale per i cristiani, non è vero?”