CapaRezza

Una Chiave (Capitolo: Il Colloquio)

CapaRezza

album:

Prisoner 709 (2017)

Una Chiave (Capitolo: Il Colloquio) testo

Ti riconosco dai capelli, crespi come cipressi
Da come cammini, come ti vesti
Dagli occhi spalancati come i libri di fumetti che leggi
Da come pensi che hai più difetti che pregi
Dall’invisibile che indossi tutte le mattine
Dagli incisivi con cui mordi tutte le matite
Le spalle curve per il peso delle aspettative
Come le portassi nelle buste della spesa all’iper
E dalla timidezza che non ti nasconde
Perché hai il velo corto da come diventi rosso
E ti ripari dall’imbarazzo che sta piovendo addosso
Con un sorriso che allarghi come un ombrello rotto
Potessi abbattere lo schermo degli anni
Ti donerei l’inconsistenza dello scherno, degli altri
So che siamo tanto presenti quanto distanti
So bene come ti senti e so quanto ti sbagli, credimi

No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave

Sguardo basso, cerchi il motivo per un altro passo
Ma dietro c’è l’uncino e davanti lo squalo bianco
E ti fai solitario quando tutti fanno branco
Ti senti libero ma intanto ti stai ancorando
Tutti bardati, cavalli da condottieri
Tu maglioni slabbrati, pacchiani, ben poco seri
Sei nato nel mezzogiorno però purtroppo vedi
Solo neve e freddo tutt’intorno come un uomo Yeti
La vita è un cinema tanto che taci
Le tue bottiglie non hanno messaggi
Chi dice che il mondo è meraviglioso
Non ha visto quello che ti stai creando per restarci
Rimani zitto, niente pareri
Il tuo soffitto, stelle e pianeti
A capofitto nel tuo limbo in preda ai pensieri
Procedi nel tuo labirinto senza pareti

No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave

Noi siamo tali e quali facciamo viaggi astrali
Con i crani tra le mani
Abbiamo planetari tra le ossa parietali
Siamo la stessa cosa, mica siamo imparentati
Ci separano solo i calendari
Vai, tallone sinistro verso l’interno
Caronte, diritto verso l’inferno
Lunghe corse, unghie morse
Lune storte
Qualche notte svanita in un sonno incerto
Poi l’incendio

Potessi apparirti come uno spettro lo farei adesso
Ma ti spaventerei perché sarei lo spettro di me stesso
E mi diresti “Guarda tutto a posto
Da quel che vedo invece tu l’opposto
Sono sopravvissuto a Bosco, ed ho battuto l’orco
Lasciami stare fa uno sforzo, e prenditi il cosmo”
E non aver paura che

No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
No, non è vero
Che non sei capace, che non c’è una chiave
Una chiave, una chiave, una chiave, una chiave